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Imparare nel sonno
Oggigiorno le lingue straniere fanno parte della cultura generale. Se lo studio non fosse così faticoso! Per tutti coloro che lo trovano difficile, oggi c’è una buona notizia. Secondo alcuni studi scientifici, si imparerebbe in modo più efficace nel sonno. Questi risultati potrebbero applicarsi anche all’apprendimento delle lingue! Nel sonno noi elaboriamo le esperienze del giorno ed il nostro cervello analizza le nuove sensazioni. Tutto ciò che abbiamo vissuto diventa oggetto di una nuova analisi. In questo modo, nuovi contenuti si consolidano nel nostro cervello. Si memorizza molto bene ciò che si è fatto prima di addormentarsi. Pertanto, potrà essere d’aiuto ripetere la sera le cose che riteniamo importanti. Una nuova fase del sonno si occuperà dei nuovi contenuti da apprendere. Il sogno aiuta l’apprendimento psicomotorio, del quale fanno parte, per esempio, la musica o lo sport. Nuove nozioni si imparano durante il sonno profondo, in cui si ripete tutto ciò che si è recepito durante la fase di apprendimento. Anche i vocaboli e la grammatica! Quando impariamo le lingue, il nostro cervello deve lavorare molto per memorizzare nuove parole e nuove regole. Nel sonno tutto si riproduce di nuovo. Gli studiosi la definiscono la teoria della ripetizione. La cosa importante, tuttavia, è che il sonno sia di qualità. Il corpo e la mente debbono riprendersi come si deve. Soltanto così, il cervello potrà funzionare in modo efficiente. In altre parole, se dormi bene, memorizzi bene. Va ricordato, infatti, che mentre noi riposiamo, il nostro cervello è ancora attivo. Allora, buona notte, gute Nacht, good night, dobrouc noc!
 
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    Il latino. Una lingua viva?
    Oggigiorno l’inglese è la lingua più importante al mondo, si impara ovunque ed è la lingua ufficiale di molti paesi. Precedentemente, questa funzione spettava al latino. In origine, il latino era parlato dai latini, cioè gli abitanti del Lazio, di cui Roma era il centro. Con l’espansione dell’impero romano, anche la lingua cominciò a diffondersi e divenne nell’antichità la lingua madre di molti popoli. Questi ultimi vivevano in Europa, Nord Africa e Asia sudoccidentale. Il latino parlato si distingueva dal latino classico, in quanto era una lingua colloquiale, nota come il volgare. Nei territori colonizzati dai Romani si parlavano diversi dialetti, da cui derivarono nel Medioevo le lingue nazionali. Gli idiomi nati dal latino sono le lingue romanze: italiano, spagnolo e portoghese. Anche il francese e il romeno hanno un’origine latina. In realtà, il latino non si è estinto e fino al diciannovesimo secolo era un’importante lingua franca nel mondo degli affari, oltre ad essere la lingua dei dotti. Per le scienze il latino riveste ancora una certa importanza; infatti, molti termini tecnici derivano da questa lingua. Anche a scuola si impara il latino e all’università spesso ne è richiesta la conoscenza. Per tali motivi, il latino non è morto, sebbene non sia più parlato. Da qualche anno a questa parte, si sta assistendo perfino ad un ritorno della lingua latina e il numero degli studenti che desiderano impararla è in ascesa. E’ tuttora considerata la chiave per comprendere la lingua e la cultura di molti paesi. Allora, forza, imparate il latino! Audaces fortuna adiuvat, la fortuna aiuta gli audaci!
     

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    La lingua dei segni
    Per comprendersi, gli uomini hanno concepito le lingue. Anche i non-udenti o le persone con handicap di questo tipo parlano la propria lingua. Si tratta della lingua dei gesti, fondamentale per i non-udenti. Essa è l’unione di più segni, caratteristica che la rende una lingua visiva, quindi una lingua che si può “vedere e percepire”. Ma, a livello internazionale, tutti comprendono la lingua dei gesti? No, anche in questo caso, esistono diverse lingue nazionali ed ogni paese utilizza il proprio linguaggio gestuale, influenzato dalla propria civiltà. Occorre ricordare che una lingua si sviluppa sempre a partire dalla cultura di riferimento. Ciò riguarda anche le lingue non parlate. Pertanto, esiste una lingua dei gesti internazionale, più complicata. Tuttavia, i linguaggi gestuali nazionali sono simili fra loro e molti sono iconici, orientandosi, pertanto, alla forma degli oggetti che intendono descrivere. La lingua dei segni più diffusa è l’American Sign Language (la Lingua dei Segni Americana). Lo status di tali lingue è pienamente riconosciuto. Esse hanno una propria grammatica, diversa da quella delle lingue parlate. Per questo motivo, non è possibile tradurre la lingua dei segni parola per parola. Esistono gli interpreti della lingua dei segni. Questa lingua riesce a trasmettere le informazioni parallelamente, cioè un gesto può servire ad esprimere un’intera frase. Si contano anche dialetti della lingua dei segni, dal momento che alcuni gesti sono caratterizzati da peculiarità regionali. Infine, ciascun linguaggio ha un’intonazione ed una melodia propria. In questo caso, vale il detto: il nostro accento rivela la nostra origine.
     

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    Le lingue creole
    Lo sapevate che il tedesco si parla anche nel Pacifico meridionale? E’vero! In alcune zone della Papua Nuova Guinea e dell’Australia si parla la nostra lingua. E’una lingua creola. Le lingue creole nascono da situazioni in cui avvengono scambi linguistici, cioè quando diverse lingue si incontrano. Nel frattempo, molte lingue creole si sono estinte, ma nel mondo ancora 15 milioni di persone parlano una lingua creola. Esistono poi le lingue Pidgin, che sono forme di lingue assai ridotte, impiegate per una comunicazione piuttosto basilare. L’origine di molte di esse risale al periodo della colonizzazione; per questo motivo, si basano spesso sulle lingue europee. Una loro caratteristica è quella di avere un lessico assai ristretto; hanno, però, un proprio sistema fonetico. La grammatica delle lingue creole è molto semplificata e le regole più complesse vengono semplicemente ignorate dai parlanti. Ogni lingua creola costituisce una parte essenziale della propria identità nazionale; infatti, c’è anche molta letteratura in lingua creola. I linguisti trovano questi idiomi molto interessanti, perché sono una testimonianza diretta della nascita e dell’estinguersi delle lingue. Lo sviluppo di un idioma segue il fenomeno delle lingue creole, il quale prova che la lingua può subire modifiche ed adattamenti. La disciplina che studia queste lingue si chiama creolistica. Una delle frasi più celebri in lingua creola viene dalla Giamaica ed è nota in tutto il mondo grazie a Bob Marley. La conoscete? Si tratta di No, woman no cry! (= No, woman, don’t cry!).
     

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    Le donne non parlano come gli uomini
    Che le donne e gli uomini siano diversi tra loro è noto a tutti. Lo sapevate che si esprimono anche diversamente? Lo dimostrano diversi studi, secondo cui le donne adotterebbero comportamenti linguistici diversi rispetto agli uomini. Si esprimono spesso in modo più indiretto e riservato. Gli uomini, invece, utilizzerebbero la lingua in modo diretto e chiaro. Anche gli argomenti di cui discutono sono diversi. Gli uomini parlano molto dei fatti di cronaca, di economia e sport, mentre le donne preferiscono argomenti di carattere sociale come la famiglia o la salute. Mentre gli uomini preferiscono i fatti, le donne preferiscono parlare della gente. E’interessante osservare come le donne si impegnino a produrre una lingua “delicata”, si esprimano in maniera più attenta e cortese. Inoltre, le donne fanno più domande rispetto agli uomini. Probabilmente, cercano di creare armonia ed evitare situazioni di conflitto. Le donne dispongono di un vocabolario più vasto per esprimere i sentimenti. Per gli uomini, la conversazione è spesso una sorta di gara dove la loro lingua è palesemente più provocatoria ed aggressiva. Solitamente gli uomini usano ogni giorno un numero minore di parole rispetto alle donne. Molti studiosi ritengono che ciò sia dovuto alla conformazione del cervello, anch’esso diverso negli uomini e nelle donne. Ciò vuol dire che anche il loro centro della parola è strutturato in modo diverso. Probabilmente, anche altri fattori influirebbero sulla lingua, ma la scienza non ha ancora esaurito le sue ricerche in questo campo. Nonostante tutto, la lingua parlata dagli uomini e dalle donne non è poi così diversa e non genera certo malintesi. Molte sono le strategie alla base di una comunicazione efficiente. La più semplice è: ascoltare meglio!
     

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    I media e la lingua
    La nostra lingua è influenzata molto dai media, in particolare i nuovi mezzi di comunicazione. Gli SMS, le e-mail e la chat hanno dato vita ad una nuova lingua. Naturalmente, la lingua dei media è diversa in ogni paese, anche se alcune caratteristiche sono comuni a tutti i linguaggi. Soprattutto la velocità è molto importante per noi utenti. Nonostante abbiamo una lingua scritta, preferiamo la comunicazione dal vivo e ci piace scambiare le informazioni nel modo più rapido possibile. Così facendo, simuliamo situazioni comunicative reali. La nostra lingua ha assunto un forte carattere di oralità dove le parole e le frasi vengono spesso abbreviate, le regole grammaticali e la punteggiatura vengono ignorate, l’ortografia diventa meno rigida e spesso le preposizioni mancano del tutto. Solo raramente i sentimenti si esprimono con le parole e, al loro posto, si preferisce usare i cd. emoticons, simboli che indicano le nostre emozioni del momento. Negli SMS si usano anche determinati codici, mentre lo slang viene impiegato per comunicare in chat. La lingua dei media è dunque molto abbreviata e viene impiegata in modo affine da tutti gli utenti. Alcuni studi mostrano che la formazione e l’intelletto non sono rilevanti. Questo linguaggio, preferito soprattutto dai giovani, attira molte critiche, dal momento che viene percepito come un pericolo per la lingua di tutti noi. La scienza è meno pessimista nei confronti di tale fenomeno, perché i ragazzi sanno scegliere quando e come scrivere. Gli esperti ritengono che il nuovo linguaggio dei mass media abbia perfino dei vantaggi, in quanto promuove le competenze linguistiche e la creatività dei ragazzi. In più, in questo modo, oggi si ritornerebbe a scrivere. Non le lettere, ma le e-mail! Questo ci piace!
     

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    L’apprendimento e le emozioni
    Quando conversiamo in una lingua straniera, siamo felici, orgogliosi di noi e dei progressi che abbiamo raggiunto nell’apprendimento. Quando invece non facciamo progressi, ci arrabbiamo o rimaniamo delusi. All’apprendimento si accompagnano, pertanto, diverse emozioni. Alcuni studi recenti hanno rivelato dei risultati interessanti: le emozioni giocano un ruolo importante già durante l’apprendimento, perché ne influenzano l’esito. Per il nostro cervello, imparare viene percepito sempre come un compito da assolvere. Dalle nostre emozioni dipende il successo nell’assolvere il compito. Se noi crediamo di poter eseguire il compito, ciò significa che siamo sicuri di farcela. Questa stabilità emotiva ci aiuta durante l’apprendimento. Pensare positivo promuove anche le abilità cognitive, mentre imparare in condizioni di stress risulta più difficile. I dubbi e le preoccupazioni incidono sul rendimento, in modo particolare quando abbiamo paura. In questo caso, il cervello non riesce a memorizzare bene i nuovi contenuti. E’importante, dunque, essere sempre motivati ad imparare, perché le emozioni influenzano non poco l’apprendimento. E’vero anche il contrario: l’apprendimento influenza anche le nostre emozioni! Le strutture mentali che elaborano i fatti, elaborano anche le emozioni. Così, imparare può rendere felici e, chi è felice, apprende meglio. Naturalmente imparare non è sempre divertente, può anche essere stancante. Perciò, bisognerebbe porsi sempre dei piccoli obiettivi, in modo da non sovraccaricare la propria mente e garantirsi di non deludere le aspettative. Il successo diventa quindi una ricompensa che ci dà la giusta motivazione. Allora, imparate e sorridete!
     

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    Le parole e il vocabolario
    Ogni lingua ha il suo vocabolario, che consiste in un certo numero di parole. Le parole, unità linguistiche indipendenti, hanno sempre un loro significato e ciò le distingue dai suoni e dalle sillabe. Il numero dei vocaboli è assai elevato in ogni lingua. L’inglese, per esempio, ha tantissime parole; è la lingua che presenta il maggior numero di vocaboli, oltre un milione. Anche il dizionario Oxford English Dictionary ne riporta più di 600000. Il cinese, lo spagnolo o il russo ne hanno molte di meno. Il vocabolario di ogni lingua dipende anche dalla sua storia. L’inglese, infatti, ha subito l’influenza di molte lingue e culture, che, nel tempo, hanno contribuito ad arricchire il suo vocabolario. Oggi il vocabolario della lingua inglese continua ad espandersi e gli esperti stimano che ogni giorno si affermino 15 nuovi vocaboli, soprattutto nell’ambito dei nuovi mezzi di comunicazione. Le stime escludono la terminologia scientifica, dal momento che solo la terminologia della chimica comprende migliaia di vocaboli. In quasi tutte le lingue si utilizzano più parole lunghe che brevi. La maggior parte dei parlanti usa pochissime parole; pertanto, si è soliti parlare di vocabolario attivo e passivo. Il vocabolario passivo include le parole che comprendiamo, anche se non le utilizziamo mai o solo molto di rado. Il vocabolario attivo comprende le parole che usiamo regolarmente. Per le conversazioni ed i testi molto semplici, sono sufficienti solo pochi vocaboli. Per esempio, in inglese occorrono circa 400 parole e 40 verbi. Per questo motivo, non preoccupatevi se il vostro vocabolario è limitato!
     

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    Imparare le lingue già da piccoli
    Le lingue straniere sono sempre più importanti, anche per il lavoro. Così, il numero delle persone che imparano una lingua straniera è in ascesa. Anche molti genitori desiderano che i propri figli imparino le lingue, magari già da piccoli. In tutto il mondo, esistono molte scuole elementari internazionali così come gli asili con modello educativo multilingue, sempre più richiesti. Imparare le lingue sin da piccoli offre molteplici vantaggi, in particolare per lo sviluppo della mente. Fino al quarto anno di vita, nel cervello si compongono le strutture deputate all’apprendimento. Queste reti neurali aiutano la persona ad apprendere. Dopo i primi anni di vita, le nuove strutture si costruiscono con maggiori difficoltà. I bambini con qualche anno in più e gli adulti hanno più difficoltà ad imparare le lingue. Perciò, bisognerebbe potenziare lo sviluppo precoce del cervello. In altre parole: prima si comincia, meglio è! Ci sono anche persone che criticano questo modello di apprendimento, perché temono che parlare più lingue possa costituire un carico eccessivo per i piccoli. Inoltre, vi è il pericolo che essi non imparino bene nessuna lingua. Per la scienza, questi dubbi sono infondati. Moltissimi linguisti e neuropsicologi sono ottimisti e i loro studi in materia confermano i risultati. In generale, i bambini si divertono quando imparano le lingue e, mentre le imparano, riflettono anche sull’uso della lingua stessa. In tal modo, conoscono la propria lingua madre anche attraverso le lingue straniere e questo bagaglio importante di conoscenze li accompagnerà per tutta la vita. Possibilmente, sarebbe auspicabile cominciare con le lingue più difficili, dal momento che il cervello di un bambino è in grado di imparare in maniera attiva ed intuitiva. Che impari a dire hello, ciao, néih hóu, per lui è lo stesso!
     

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    Le diverse tipologie di apprendimento
    Chi non fa progressi durante l’apprendimento, sta imparando nel modo sbagliato o non sta imparando in base al canale di apprendimento che fa per lui. In generale, esistono quattro canali, che sottostanno agli organi dei sensi: uditivo, visivo, comunicativo e motorio. Il tipo uditivo ricorda meglio ciò che ascolta, per esempio le melodie. Spesso il soggetto legge ed impara i vocaboli ad alta voce. Questo canale facilita anche il soliloquio; il soggetto trova utili i CD e le lezioni su un dato tema. Il tipo visivo ricorda meglio ciò che vede. Per questi soggetti, è importante leggere le informazioni e prendere appunti durante l’apprendimento. A loro piace molto utilizzare le immagini, le tabelle e le schede. Questo tipo di soggetti legge molto e i loro sogni sono frequenti e colorati. In un ambiente bello riescono ad imparare meglio. Il tipo comunicativo preferisce discutere e colloquiare, ha bisogno di interagire, in poche parole, di dialogare con gli altri. Durante la lezione pone diverse domande e preferisce l’apprendimento di gruppo. Il tipo motorio è quello che ama imparare in movimento. Questo soggetto preferisce il metodo learning by doing (imparare facendo le cose) e vuole sperimentare tutto. Durante l’apprendimento, a questo tipo di persone piace muoversi molto e masticare la gomma. Non amano la teoria, ma gli esperimenti. E’interessante osservare che, quasi tutti gli individui combinano i caratteri delle quattro tipologie illustrate. Non esistono persone che possano rientrano in un solo tipo. L’apprendimento migliore, comunque, ha luogo quando vi è un’attivazione di tutti gli organi dei sensi. In questo caso, infatti, il nostro cervello viene attivato ripetutamente e riesce a memorizzare bene i nuovi dati. Allora, ascoltate, leggete e discutete dei vocaboli! E poi, praticate un po’ di sport!
     
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