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La lingua della scienza
La lingua della scienza rappresenta un caso a parte. Essa viene impiegata in ambiti tecnici nonché nelle pubblicazioni di carattere scientifico. Prima esisteva una sola lingua della scienza: in Europa a dominare era il latino. Oggi, invece, la lingua della scienza è l’inglese. Questa lingua rientra fra i cd. linguaggi specialistici e descrive concetti molto specifici, distinguendosi per la normalizzazione e la formalizzazione. Molti dicono che gli scienziati siano incomprensibili. Quando una cosa è complicata, allora è frutto dell’intelligenza. La scienza ricerca la verità ed utilizza, pertanto, una lingua neutrale dove non c’è spazio per la retorica e per concetti vaghi. Ci sono anche tanti esempi di linguaggi scientifici eccessivamente complicati. Eppure, affascinano tanto! Gli studi confermano che, più la lingua è difficile, più è ritenuta affidabile. Ad un campione di individui è stato chiesto di rispondere a delle domande. Essi potevano scegliere fra più risposte, di cui alcune erano semplici, altre erano formulate in modo piuttosto complicato. La maggior parte dei soggetti di questo esperimento ha scelto la risposta complicata. Ma non era affatto quella giusta! Queste persone si sono lasciate ingannare dal linguaggio e, anche se la risposta era assurda, l’hanno selezionata. Scrivere in modo molto complesso non è sempre frutto di una particolare abilità. Infatti, si può imparare ad esprimere i concetti semplici con parole difficili, ma non è così semplice fare il contrario. A volte, anche le cose semplici possono diventare davvero complicate …
 
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    Come i bambini imparano a parlare bene
    Sin dalla nascita, l’uomo avverte il bisogno di comunicare con gli altri. I neonati strillano, quando vogliono qualcosa. Dopo pochi mesi, sono già in grado si pronunciare qualche parola e, all’età di due anni, sanno costruire delle frasi contenenti due o tre vocaboli. Non si può stabilire quando i bambini debbano cominciare a parlare, ma si può scegliere come debbano esprimersi. Alcuni fattori sono rilevanti. In primo luogo, il bambino deve essere sempre motivato e riconoscere che parlare è un importante traguardo. Un feedback positivo, che apprezzerà tanto, può essere il sorriso. I bambini più grandi cercano di instaurare il dialogo con chi li circonda ed imitano la lingua delle persone a loro prossime. Il livello linguistico dei genitori e degli educatori è molto importante. I bambini debbono capire, infatti, che la lingua è un dono prezioso! E imparare deve essere divertente. Si può mostrare ai bambini l’importanza della lingua, leggendo loro qualcosa, passando molto tempo con loro. Se il bambino vive molte esperienze, vuole anche raccontarle. I bambini bilingui hanno bisogno di regole precise e debbono sapere quando parlare una lingua e con chi parlarla. In questo modo, il loro cervello impara ad operare una differenza fra le due lingue. Quando i bambini andranno a scuola, tutto cambierà ed impareranno una lingua colloquiale. In questa fase, è importante che i genitori seguano l’evoluzione linguistica del proprio figlio. Diversi studi mostrano che la lingua che apprendiamo da bambini si imprime per sempre nel cervello e anche ciò che impariamo, ci accompagnerà per il resto della vita. Chi vuole imparare bene la propria lingua madre, deve conoscere tutte queste cose, per poterne trarre vantaggio. Così, si imparerà meglio e più velocemente – non solo le lingue straniere …
     

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    Le lingue si imparano meglio all’estero!
    Per gli adulti imparare le lingue non è così semplice come lo è per i bambini. Lo sviluppo del cervello umano si è concluso e non è facile costruire nuove reti. Tuttavia, si può imparare bene una lingua straniera, recandosi nel paese dove viene parlata. Questo è il modo più efficiente. Tutti coloro che hanno fatto una vacanza studio nella propria vita lo sanno bene! In quel contesto, la lingua si impara più velocemente. Uno studio recente mette in luce che, all’estero, la lingua si impara diversamente. Il cervello riuscirebbe ad elaborare la lingua come se fosse la lingua madre. Da molto tempo i ricercatori ritengono che esistano diversi processi di apprendimento. In un esperimento, hanno chiesto ad un campione di individui di imparare una lingua inventata. Una parte di questi individui aveva frequentato un normale corso di lingua; gli altri avevano imparato la lingua fingendo di essere all’estero. Ai soggetti di questo esperimento veniva chiesto di rapportarsi all’ambiente che li circondava. Tutti coloro che incontravano, parlavano la lingua straniera. Questi ultimi non erano frequentatori di un corso di lingua, bensì appartenevano ad una comunità di parlanti provenienti da un altro paese. Pertanto, erano costretti a parlare la nuova lingua, per potersi esprimere. Dopo un periodo di tempo, si è proceduto ad un nuovo esperimento. I due gruppi mostravano una buona conoscenza della lingua straniera. Il loro cervello era stato in grado di elaborare le informazioni linguistiche, naturalmente in modo diverso! Coloro che avevano imparato la lingua “all’estero”, registravano attività cerebrali assai considerevoli. Il loro cervello era stato in grado di elaborare la nuova grammatica, come se fosse la grammatica della propria lingua. Si riconoscevano, così, gli stessi meccanismi tipici dei madrelingua. Per questo motivo, la vacanza studio rimane il modo più bello ed efficace di imparare una lingua!
     

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    La storia della linguistica
    Le lingue hanno sempre affascinato gli uomini. Infatti, la storia della linguistica – disciplina che affronta lo studio sistematico del linguaggio umano - è antichissima. Da millenni l’uomo riflette su questo fenomeno straordinario. Ogni cultura sviluppa le sue teorie e fornisce la propria descrizione della lingua. La linguistica attuale si basa per lo più su antiche teorie. Molte tradizioni affondano le proprie radici soprattutto in Grecia. L’opera più antica che si conosca con riferimento alle lingue proviene dall’India e fu scritta circa 3000 anni fa dal grammatico Sakatayana. Nell’antichità, molti filosofi si occuparono delle lingue. Platone fu uno di essi. Più tardi, anche autori dell’antica Roma svilupparono delle teorie, mentre risalgono all’ottavo secolo gli studi linguistici arabi. In essi è contenuta una descrizione assai precisa della lingua araba. Nell’età moderna, l’interesse era rivolto soprattutto alla ricerca sull’origine delle lingue. L’oggetto degli studi era la storia degli idiomi. Nel diciottesimo secolo cominciarono gli studi comparativi delle lingue, che indagavano sulla loro evoluzione. In epoca più tarda, cambiò la descrizione della lingua, che divenne un sistema. La questione del funzionamento degli idiomi rimane sempre di altissimo interesse. Oggigiorno, la linguistica è caratterizzata da diverse correnti di pensiero. Nuove discipline si sono sviluppate a partire dagli anni ’50 e sono state notevolmente influenzate dalle altre scienze. Un esempio è la psicolinguistica oppure la comunicazione interculturale. La linguistica si orienta verso branche di studio assai specialistiche. Si pensi alla linguistica femminista! Insomma, la storia della linguistica va avanti e si evolve … Finché ci saranno le lingue, l’uomo nutrirà sempre un certo interesse nei loro confronti.
     

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    Le parole con un’accezione negativa non si traducono nella lingua madre
    Durante la lettura, i poliglotti tradurrebbero, senza accorgersene, nella propria lingua. Ciò avverrebbe in modo meccanico. In altre parole, il cervello avrebbe le funzioni di un traduttore automatico. Però, non tradurrebbe tutto! Uno studio ha mostrato che il cervello avrebbe un filtro incorporato, il quale decide cosa tradurre. Questo filtro ignorerebbe determinate parole, tra cui quelle con un’accezione negativa. In un esperimento, alcuni ricercatori hanno esaminato un gruppo di parlanti di madrelingua cinese, la cui seconda lingua era l’inglese. A queste persone si chiedeva di classificare diverse parole inglesi. Si trattava di parole dotate di un contenuto emotivo, con accezioni positive, negative e neutre. Durante la lettura di questi vocaboli, l’attività cerebrale dei soggetti che partecipavano all’esperimento era oggetto di misurazione. In questo modo, era possibile capire come funziona il cervello. Durante la traduzione delle parole, venivano prodotti molti segnali, che indicavano l’attività cerebrale in corso. Nel tradurre parole con accezione negativa, l’attività si arrestava. Soltanto i vocaboli con un significato positivo o neutro erano oggetto di traduzione. I ricercatori non hanno saputo identificare le motivazioni alla base di tale fenomeno. In teoria, il cervello dovrebbe elaborare tutte le parole allo stesso modo, ma nella pratica, il filtro procederebbe ad una breve analisi delle singole parole. Lo studio è stato esteso anche alla seconda lingua. Anche in questo caso si è rilevato che, in presenza di parole con un significato negativo, la memorizzazione subirebbe una battuta d’arresto. Pertanto, il fenomeno non può ricondursi alla lingua madre. Gli uomini reagiscono in modo molto sensibile alle parole. Forse il cervello vuole proteggerci da shock emotivi …
     

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    Le lingue africane
    In Africa si parlano tantissime lingue, come in nessun altro continente. Il numero delle lingue africane è impressionante. Se ne contano circa 2000 e non sono tutte simili fra loro. Al contrario! A volte non hanno alcuna affinità linguistica. Le lingue africane appartengono a quattro famiglie linguistiche. Alcune hanno delle caratteristiche uniche al mondo e nessuno straniero sarebbe in grado di imitarle. In Africa, i confini geografici non corrispondono ai confini linguistici. Inoltre, in alcune regioni si parlano tantissime lingue. Quelle parlate in Tanzania appartengono, per esempio, a quattro famiglie. Un’eccezione è rappresentata dall’Afrikaans, il cui primo utilizzo risale all’epoca coloniale, momento di incontro fra genti proveniente dall’Africa, dall’Europa e dall’Asia. Da questo incontro ebbe vita una nuova lingua. L’Afrikaans risente dell’influenza di molte lingue, soprattutto dell’affinità con il nederlandese. Questa lingua viene parlata oggi in Sudafrica e in Namibia. Il più straordinario linguaggio africano è quella dei tamburi, in grado di elaborare e inviare qualsiasi messaggio. Il linguaggio dei tamburi è quello delle lingue tonali, in cui il significato delle parole o delle sillabe è in correlazione con l’altezza del suono. Ciò significa che i toni debbono essere riprodotti dai tamburi. Anche i bambini in Africa capiscono il linguaggio dei tamburi, il quale è assai efficiente e chiaro. Si sente fino a dodici chilometri di distanza!
     

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    Il bilinguismo migliora l’udito
    Chi parla due lingue sa ascoltare meglio e sa distinguere più attentamente i suoni. Questo è il risultato di uno studio americano condotto su alcuni adolescenti. Una parte di essi era bilingue e parlava l’inglese e lo spagnolo. Gli altri adolescenti parlavano solo l’inglese. Ai ragazzi veniva chiesto di ascoltare la sillaba “da”, che non appartiene a nessuna delle due lingue da loro parlate. La sillaba è stata riprodotta in cuffia e, durante l’ascolto, è avvenuta la misurazione delle loro attività cerebrali. Dopo questo esperimento, ai ragazzi è stato chiesto di ascoltare nuovamente la sillaba. Questa volta, l’ascolto era disturbato da alcuni rumori; per lo più si trattava di voci che pronunciavano parole senza alcun significato. La reazione dei bilingui all’ascolto della sillaba era molto forte ed il cervello indicava la presenza di una considerevole attività cerebrale. Essi erano in grado di identificare la sillaba, in presenza ed in assenza di rumori. I soggetti non bilingui non avevano, invece, questa capacità. Il loro udito non era sviluppato come quello dei bilingui. Il risultato di questa sperimentazione è sorprendente. Infatti, mentre fino a questo momento si pensava che solo i musicisti avessero un udito assai sviluppato, lo studio in oggetto dimostrava che questa abilità può essere presente anche nei soggetti bilingui, i quali sono sottoposti costantemente all’ascolto di diversi suoni. Di conseguenza, il loro cervello sviluppa nuove abilità ed impara a distinguere diversi stimoli linguistici. Al momento, i ricercatori stanno studiando come le conoscenze linguistiche influiscano sul cervello. Probabilmente, anche imparando le lingue in età più avanzata, l’udito potrebbe trarne non pochi vantaggi …
     

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    Lettere grandi, sentimenti grandi
    La pubblicità mostra molte immagini, la cui funzione è suscitare il nostro interesse. Così, ci ricordiamo meglio e più intensamente della pubblicità che fa uso di immagini. Esse producono anche forti reazioni emotive, riconosciute subito dal cervello. Il cervello ricostruisce immediatamente cosa rappresenta l’immagine. Le lettere, invece, non sono come le immagini; sono segni astratti, a cui il cervello reagisce più lentamente, dal momento che deve prima comprenderne il significato. Si può dire che questi segni debbano essere tradotti dall’area del cervello interessata alla produzione linguistica. Tuttavia, anche le lettere possono produrre emozioni. E’ sufficiente che il testo sia scritto con caratteri molto grandi. Gli studi dimostrano che le lettere scritte con carattere più grande suscitano una reazione più emotiva. Questo vale sia per le emozioni positive che negative. La grandezza delle cose ha sempre avuto una grande importanza per gli uomini. In caso di pericolo, per esempio, essa aiuta a rendere più veloce la reazione dell’uomo. Spesso la grandezza è associata anche alla vicinanza! Il motivo per cui le grandi immagini suscitino una forte reazione dell’uomo è chiaro, mentre ci si interroga ancora sulla sua reazione nei confronti delle lettere. Da sole non produrrebbero un segnale nel cervello, ma quando vengono scritte con caratteri grandi, sarebbero in grado di attivare la nostra mente. Questi risultati rivestono un grande interesse per gli studiosi, in quanto mostrano l’importanza che le lettere assumono per l’uomo. A quanto pare, il nostro cervello avrebbe imparato in qualche modo a reagire nei confronti della scrittura …
     

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    Consigli per non dimenticare
    Imparare non è sempre facile. Anche quando è divertente, può stancare. Quando si impara qualcosa, si è felici, si è orgogliosi di se stessi e dei progressi raggiunti. Purtroppo, si dimentica anche ciò che si impara. E con le lingue straniere diventa un problema. Molti di noi imparano a scuola una o più lingue straniere. Dopo gli anni di formazione, dimentichiamo spesso ciò che abbiamo imparato e non parliamo più le lingue. Nella vita di tutti i giorni usiamo la nostra lingua madre, mentre può capitare di parlare le lingue straniere solo quando siamo in vacanza. Se la conoscenza non viene attivata, in genere viene meno col tempo. Il nostro cervello è come un muscolo, deve essere tenuto in allenamento, deve muoversi, per non indebolirsi. Esistono anche dei modi per non dimenticare. La cosa più importante è impiegare ciò che si è appreso, magari ricorrendo a qualche soluzione di rito. Si può pianificare un programma da seguire in alcuni giorni della settimana. Il lunedì si potrebbe leggere un libro in lingua, il mercoledì ascoltare una trasmissione radio e il venerdì scrivere il diario in un’altra lingua. Così facendo, si alternano più attività: scrittura, lettura ed ascolto. In più, le proprie conoscenze vengono attivate in diversi modi. Tutti questi esercizi non debbono durare troppo – mezz’ora basta! E’ importante esercitarsi costantemente! Gli studi dimostrano che, una volta che abbiamo imparato qualcosa, il nostro cervello la conserva per decenni. Bisogna solo estrarla dal cassetto …
     

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    Il cinese
    Il cinese è la lingua più parlata nel mondo. Non è una sola lingua, ma contiene molte varianti regionali, appartenenti alla famiglia delle lingue sinotibetane. 1,3 miliardi di persone al mondo parla il cinese, di cui la maggior parte vive nella Repubblica Popolare Cinese e a Taiwan. In molti altri paesi, vivono minoranze etniche di lingua cinese. La lingua cinese più diffusa è il mandarino standard, lingua ufficiale della Repubblica Popolare. Le altre lingue cinesi sono spesso definite dialetti. Anche a Taiwan e Singapore si parla il mandarino, lingua madre di 850 milioni di persone. In generale, quasi tutti i parlanti di lingua cinese comprendono il mandarino e, poiché molti parlano i dialetti, lo usano per capirsi con gli altri. Tutti i cinesi usano un sistema di scrittura comune, nato circa 4000 o 5000 anni fa. Pertanto, il cinese vanta una tradizione letteraria antichissima, la più antica. Anche altre culture asiatiche hanno adottato il sistema di scrittura cinese, il quale è assai più complesso del sistema alfabetico. Il cinese parlato non è, invece, molto complicato. La grammatica si impara velocemente e si fanno presto tanti progressi. Oggi sempre più gente vuole imparare il cinese, la cui importanza cresce giorno dopo giorno. In ogni parte del mondo si tengono corsi di lingua cinese. Provate anche voi! Il cinese è la lingua del futuro …
     
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