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Due lingue = due centri della parola
Quando impariamo un’altra lingua, per il nostro cervello qualcosa cambia. Ad ogni lingua corrisponde una memoria diversa. Le lingue che impariamo non vengono memorizzate nello stesso serbatoio di conoscenze. Le lingue che apprendiamo da adulti vengono memorizzate altrove. Il cervello procede all’elaborazione delle nuove informazioni in un’altra area e i nuovi dati non vengono depositati insieme a quelli della lingua madre. Secondo alcuni studi, i bilingui utilizzerebbero soltanto un’area del proprio cervello. I neuro scienziati hanno condotto degli studi su soggetti in grado di parlare due lingue fluentemente. Una parte di essi era cresciuta bilingue, l’altra aveva acquisito la seconda lingua nel corso della vita. In questo esperimento, gli studiosi hanno misurato le attività dell’area cerebrale, concentrandosi sulle aree del cervello in cui, durante il test, si registrava una certa attività. In tal modo, hanno constatato che, chi impara una seconda lingua “più tardi”, avrebbe anche un secondo centro della parola. Da tempo i ricercatori avevano elaborato questa ipotesi. Secondo lo studio in questione, le persone affette da lesioni nell’area cerebrale, avrebbero alcuni disturbi e problemi linguistici. Questi soggetti non riuscirebbero ad articolare bene le parole ovvero a comprenderle. I soggetti bilingui affetti da tali problemi mostrerebbero talvolta disturbi diversi. I problemi linguistici non riguarderebbero necessariamente entrambe le lingue. Se è solo un emisfero a riportare dei problemi, l’altro potrebbe funzionare regolarmente. Pertanto, i soggetti interessati potrebbero essere in grado di parlare o imparare una lingua meglio e più velocemente dell’altra. Anche questo dato conferma che le due lingue non vengono memorizzate nella stessa area cerebrale. Il loro apprendimento è avvenuto in due momenti differenti e questo produce non uno, ma due centri della parola. Come la mente possa gestire la produzione di più lingue non è ancora noto. Comunque, le recenti scoperte potrebbero introdurre nuove strategie di apprendimento.
 
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    Indonesia, terra dalle tante lingue
    La Repubblica d’Indonesia è uno dei paesi più grandi della terra. Questo stato insulare ha una popolazione pari a circa 240 milioni di abitanti, appartenenti a diversi gruppi etnici. In generale, si stimano circa 500 etnie, con tradizioni culturali diverse tra loro. In Indonesia si parlano naturalmente diverse lingue, circa 250, cui vanno ad aggiungersi tantissimi dialetti. Le lingue si classificano in base al gruppo etnico che le parla. Esiste la lingua giavanese e la lingua bahasa. Questa varietà linguistica può causare problemi per una efficiente organizzazione e gestione del paese. Così, con l’indipendenza della nazione, proclamata nel 1945, il bahasa-indonesia è divenuto la lingua ufficiale. A scuola si impara sia la lingua madre che il bahasa. Non tutti gli abitanti conoscono questa lingua. Solo circa il 70% parla il bahasa-indonesia, mentre è lingua madre di circa 20 milioni di persone. Anche le diverse lingue regionali hanno la loro importanza. Chi ama le lingue, troverà l’indonesiano molto interessante. Imparare questo idioma offre tanti vantaggi: non è molto difficile, le regole grammaticali si apprendono velocemente e la pronuncia corrisponde alla scrittura. Anche l’ortografia non è complicata. Molte parole indonesiane provengono da altre lingue. Inoltre, l’indonesiano sarà presto una delle lingue più importanti nel mondo. Insomma, ci sono tante buone ragioni per cominciare ad impararlo, no?
     

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    Perché esistono così tante lingue?
    Nel mondo esistono più di 6000 lingue. Per questo, abbiamo bisogno di traduttori e interpreti. Tantissimo tempo fa tutti parlavano la stessa lingua. Questa situazione è cambiata, quando gli uomini hanno cominciato ad emigrare. Hanno lasciato l’Africa e si sono stabiliti in altre zone della terra. Tale divisione geografica si è tradotta presto in una divisione linguistica, in cui ogni popolo ha sviluppato la propria forma di comunicazione. Dalla proto-lingua sono discese tante lingue diverse. Gli uomini non sono mai rimasti a lungo in un solo luogo, portando altrove la propria lingua. Non è stato più possibile riconoscere la radice comune che le aveva contraddistinte. Nessun popolo è rimasto isolato per secoli e ha sempre cercato il contatto con gli altri. Anche questo fattore ha influenzato i cambiamenti linguistici. Gli elementi di alcune lingue sono stati presi in prestito da altre oppure si sono fusi con le altre. L’evoluzione linguistica non è mai finita. La migrazione e i contatti spiegano l’esistenza di tante lingue. La loro diversità dipende, invece, da altri fattori. La storia dell’evoluzione linguistica segue le sue regole. Non è ancora chiaro perché le lingue abbiano la forma attuale. Tutti questi interrogativi sono al centro del lavoro di tanti studiosi, i quali vorrebbero scoprire le vere motivazioni sottostanti la diversità linguistica. Se si ricostruisse la storia delle lingue, si risalirebbe ad una spiegazione e si scoprirebbe cosa è cambiato e quando ciò sia avvenuto. Oggi, risultano ancora ignoti gli elementi che hanno influenzato lo sviluppo linguistico. Più che di fattori biologici, dovrebbe trattarsi di fattori culturali. Se così fosse, la storia dei popoli avrebbe dato vita alle lingue. Insomma, le lingue ci rivelano molto più di ciò che pensiamo …
     

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    Come fa il cervello ad imparare le parole nuove?
    Quando impariamo i vocaboli, il nostro cervello memorizza le nuove informazioni. Per imparare, c’è bisogno di ripetere costantemente. La memorizzazione di nuove parole dipende da molteplici fattori. Il più importante è la ripetizione costante dei vocaboli. Se leggiamo o scriviamo spesso le parole, queste vengono memorizzate ed archiviate come se fossero una fotografia. Tale principio si ripresenta nella stessa forma anche nelle scimmie, le quali imparano a “leggere” le parole, se le vedono spesso. Sebbene non capiscano le parole, le riconoscono. Per imparare a parlare fluentemente una lingua, dobbiamo conoscere tante parole e saperle impiegare. La nostra memoria funziona come un archivio. Per trovare subito una parola, bisogna sapere dove cercarla. Pertanto, è meglio imparare le parole nel contesto in cui vengono impiegate; in questo modo, la memoria saprà subito dove andare a cercarle. Ma anche ciò che abbiamo imparato rischia di cadere nel dimenticatoio. Per questo motivo, la conoscenza attiva diventa passiva. In generale, dimentichiamo le parole quando non ne abbiamo bisogno. Così, la nostra mente fa spazio ad altre parole, magari più importanti. E’essenziale, allora, attivare sempre le conoscenze che abbiamo depositato nella memoria. Ciò che non ricordiamo al momento, non è andato perduto per sempre. Infatti, quando consultiamo il significato di un vocabolo che abbiamo dimenticato, ci accorgiamo subito di averlo già imparato. Così, impariamo per la seconda volta. Questa volta, più velocemente! Chi vuole ampliare il proprio vocabolario, dovrebbe avere più hobby. Tutti noi abbiamo alcuni interessi e ci occupiamo sempre delle stesse cose. Ma i campi semantici di una lingua sono tanti. Chi si interessa di politica, dovrebbe anche leggere la gazzetta dello sport!
     

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    Leggere ed imparare
    La lettura e l’apprendimento sono attività complementari. L’apprendimento riguarda anche le lingue straniere. Chi vuole imparare bene una lingua straniera, dovrà leggere tanto. Leggendo letteratura in lingua straniera, impariamo ad elaborare intere frasi e il nostro cervello apprende vocaboli e regole grammaticali inserite nei rispettivi contesti. Tutto ciò contribuisce alla memorizzazione di nuove informazioni. Tuttavia, ci sono dei vocaboli che la nostra memoria non riesce a memorizzare facilmente. Quando leggiamo, impariamo a riconoscere il significato delle parole e sviluppiamo la nostra sensibilità linguistica. Naturalmente, la letteratura in lingua straniera non deve essere troppo difficile. Romanzi e racconti gialli possono essere assai efficaci. I quotidiani, invece, hanno il vantaggio di mostrare l’attualità. Anche i libri per ragazzi e i fumetti servono all’apprendimento. Le loro immagini facilitano la comprensione della lingua straniera. Non importa tanto cosa si scelga di leggere – l’essenziale è che sia attuale! La lingua, infatti, cambia nel tempo. Chi non riuscirà a trovare nulla per i propri gusti, potrà anche utilizzare degli appositi libri di testo. Esistono tanti testi semplici per principianti. La cosa importante è utilizzare sempre il vocabolario. Quando non si conosce il significato di una parola, bisogna cercarlo. In questo modo, il nostro cervello si attiva e impara rapidamente le nuove informazioni. Per tutte le parole di cui non si conosce il significato, si può stilare un glossario e utilizzarlo per ripetere spesso i vocaboli. Quando leggiamo, possiamo anche sottolineare e colorare le parole che non conosciamo. La volta dopo, saremo in grado di riconoscerle subito. Chi legge tanto ogni giorno, fa tanti progressi nella lingua straniera, perché il cervello impara a riconoscerla con rapidità. Prima o poi potremmo anche cominciare a pensare nella lingua che studiamo …
     

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    Lingua madre = emotivi, lingua straniera = razionali?
    Quando impariamo le lingue straniere, potenziamo il nostro cervello e, man mano che impariamo, cambia anche il nostro modo di pensare. Diventiamo più creativi e flessibili e risulta anche più facile elaborare i pensieri difficili. La memoria viene allenata e, più impariamo, migliore sarà il suo funzionamento. Chi ha imparato molte lingue, è in grado di apprendere altre informazioni più velocemente. Riesce a concentrarsi di più su un argomento e a risolvere prima i problemi. I poliglotti riescono anche a prendere prima le decisioni. Questa abilità dipende dalla lingua, perché l’idioma in cui formuliamo i nostri pensieri influisce sulle nostre decisioni. Gli psicologi hanno condotto degli studi su un campione di soggetti, tutti bilingui. A questi individui si chiedeva di rispondere ad una domanda, che riguardava la soluzione di un problema. I soggetti di questo esperimento dovevano scegliere fra due opzioni, di cui una era più rischiosa dell’altra. Alla domanda dovevano rispondere in entrambe le lingue. Il risultato è il seguente: le risposte variavano in base alla lingua impiegata! Se i soggetti rispondevano nella lingua madre, sceglievano l’opzione più rischiosa, altrimenti optavano per quella più sicura. Dopo questo esperimento, si chiedeva loro di scommettere. Anche in questo caso si rilevavano alcune differenze. Quando veniva impiegata la lingua straniera, si sceglieva la cosa più razionale. Questo ha permesso ai ricercatori di concludere che, si è più concentrati, quando ci si esprime in una lingua straniera. Pertanto, le decisioni che prendiamo sono dettate dalla razionalità, non dall’emotività …
     

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    Le lingue indigene d’America
    In America si parlano tante lingue. Nel Nord America la lingua più importante è l’inglese, mentre in Sudamerica si parla lo spagnolo ed il portoghese. Tutte queste lingue sono arrivate lì dall’Europa. Prima della colonizzazione si parlavano altre lingue, note come le lingue indigene d’America. Esse non sono state oggetto di studi approfonditi, sebbene la diversità linguistica sia molto accentuata. Si pensa che nel Nord America vi siano circa 60 famiglie linguistiche, mentre in Sudamerica se ne conterebbero perfino 150. A queste si aggiungerebbero, poi, le cosiddette lingue isolate. Tutte queste lingue sono assai diverse fra loro; a volte hanno solo qualche struttura in comune. Per tali ragioni, è molto difficile classificare queste lingue. La storia americana spiega la diversità linguistica. L’America è stata oggetto di diverse colonizzazioni. Le prime persone ad approdare su questo continente, lo fecero più di 10000 anni fa. Ogni popolo portò la propria lingua nel nuovo continente. Le lingue indigene sembrano avere diversi elementi di affinità con le lingue asiatiche. La situazione delle prime lingue indigene non è ovunque uguale. In Sudamerica si parlano ancora tante lingue indiane. Moltissimi parlano il Guaraní o il Quechua. Nel Nord America, invece, molte lingue si sono quasi estinte. La cultura degli indiani del Nord America è stata a lungo repressa; di conseguenza, anche la loro lingua è scomparsa. Da alcuni decenni, si sta registrando un rinato interesse nei confronti di questi idiomi. Molti programmi mirano a tutelare e custodire queste lingue. Magari potrebbero ancora avere un futuro …
     

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    I gesti aiutano ad imparare i vocaboli
    Quando impariamo i vocaboli, il nostro cervello è in piena attività e deve memorizzare tutte le parole nuove. Tuttavia, si può anche aiutare la propria mente, quando si studia. Come? Basta utilizzare i gesti. Essi aiutano a memorizzare, a ricordare meglio le parole. In uno studio, alcuni ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di individui di imparare dei vocaboli. Le parole oggetto dell’esperimento, in realtà, non esistevano. Provenivano da una lingua artificiale. Alcune parole venivano accompagnate dai gesti. Pertanto, i soggetti di questo test non dovevano solo ascoltare e leggere i vocaboli. Accompagnandosi con i gesti, potevano cercare di imparare il loro significato. Mentre svolgevano questo esperimento, la loro attività cerebrale era oggetto di misurazione. Così, i ricercatori hanno realizzato una scoperta assai interessante: nell’apprendimento dei vocaboli accompagnato dai gesti, molte aree cerebrali risultavano attivarsi. L’attività non riguardava solo il centro della parola, ma anche le aree senso motorie. Quest’attività complementare esercitava una certa influenza anche sulla memoria. Inoltre, in questo tipo di apprendimento, si costruivano anche delle complesse reti, la cui funzione è quella di memorizzare le parole nuove in diverse aree cerebrali. In tal modo, ricercare ed utilizzare un vocabolo, diventa più rapido ed efficiente. La capacità di memorizzazione è migliore. L’unica condizione è che il vocabolo si associ al gesto. Il nostro cervello riconosce, infatti, se la parola e il gesto non vengono combinate. Queste recenti scoperte potrebbero avere degli effetti anche sui modelli di insegnamento. Infatti, coloro che conoscono poco di una lingua, la imparano anche lentamente. Magari, si potrebbe aiutarli ad imparare con i gesti …
     

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    I computer riescono a ricostruire le parole che ascoltano
    Riuscire a leggere il pensiero è un antico sogno dell’uomo. A tutti piacerebbe sapere ciò che gli altri pensano. Questo sogno non si è mai realizzato. Anche con l’ausilio delle più moderne tecniche, non saremmo in grado di leggere il pensiero. Ciò che gli altri pensano rimane un mistero. Però, possiamo sapere ciò che gli altri sentono! Alcuni ricercatori sono riusciti a ricostruire delle parole che avevano ascoltato, analizzando le onde cerebrali di un campione di individui. Quando ascoltiamo dei suoni, il cervello si attiva e comincia ad elaborare la lingua che riceve. Così, è stato elaborato un modello di misurazione dell’attività mentale, registrata con gli elettrodi. Anche questa registrazione si può ancora elaborare! Con un computer è possibile trasformarla in un modello del suono ed identificare le parole ascoltate. Questo principio è valido per tutte le parole. Ogni parola che ascoltiamo, emette un determinato segnale. Questo segnale è sempre collegato al suono della parola. Bisogna “solo” tradurlo in un segnale acustico. Una volta ricostruito il modello del suono, si conosce la parola. Nell’esperimento, il campione di individui ha ascoltato sia parole reali che inventate. Nonostante alcuni vocaboli non esistessero, è stato possibile ricostruirli. Il computer ha saputo riconoscerli e pronunciarli. E’anche possibile proiettarli su un monitor. Adesso, l’auspicio dei ricercatori è riuscire a comprendere meglio il segnale linguistico. Il sogno di leggere il pensiero va avanti …
     

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    Una lingua, molte varietà
    Parlare una sola lingua è come parlarne tante. Nessuna lingua è un sistema chiuso in se stesso. Il sistema è multidimensionale e ciò rende la lingua un’entità viva, in continua evoluzione. Quando parliamo, ci rivolgiamo sempre ad un’altra persona. Così, la lingua varia in funzione del destinatario. Queste varietà linguistiche si esplicitano in diversi modi. Innanzitutto, ogni lingua ha la sua storia; ha subito dei cambiamenti e ne subirà altri. Basti pensare che gli anziani hanno un modo di esprimersi assai diverso dai giovani. E poi, ci sono tanti dialetti. Chi parla il dialetto riesce ad adattarsi all’ambiente che lo circonda, parlando la lingua standard. Tutti i gruppi di persone che compongono una società parlano la propria lingua. Il linguaggio giovanile è un esempio. Inoltre, a lavoro utilizziamo i linguaggi settoriali e parliamo un tipo di lingua, a casa un’altra. Ci sono anche delle differenze fra lingua scritta e parlata. La lingua parlata risulta essere più semplice. Tali differenze possono essere notevoli, quando la lingua scritta non si evolve per molto tempo. Così, bisogna imparare prima la lingua scritta e poi quella parlata. Anche la lingua parlata dagli uomini e dalle donne è diversa. Nelle società occidentali, la differenza non è accentuata, ma in alcuni paesi, le donne e gli uomini usano una lingua completamente diversa. In certe culture, per esprimersi in maniera cortese, si usano apposite varietà linguistiche. Insomma, parlare non è affatto semplice! Bisogna prestare attenzione a tantissime cose allo stesso tempo …
     
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